mercoledì 13 luglio 2016

Federer , senza i rivali non sarebbe stato il Goat


Federer : tanti nemici, tanto onore


Ma c’è anche un altro elemento a dare un’anima alle asettiche statistiche sui successi di Roger Federer . In qualsiasi disciplina, il coefficiente di difficoltà può variare in virtù della qualità dei rivali che si fronteggiano. È abbastanza evidente come se si ha la “fortuna” di inserirsi in un momento di generale appiattimento, le probabilità di fare incetta di trofei crescano. Per fare un noto esempio, straordinari ciclisti che si sono trovati a competere negli anni ruggenti di Coppi o Bartali, hanno raccolto meno successi di quanti ne avrebbero ottenuti se non si fossero ritrovati la strada sbarrata dai due fuoriclasse. E sia Coppi sia Bartali, liberi dalla reciproca ingerenza, avrebbero ritoccato significativamente la loro bacheca di allori. Analogamente, negli anni ’60 e ’70 Felice Gimondi si vide respingere più volte dal “cannibale” Eddie Merckx, dandoci però una lezione su come andrebbe vissuta la rivalità contro un mostro sacro: “Se non ci fosse stato Merckx avrei vinto molto di più. Ma sarei anche stato meno orgoglioso di quello che ho fatto”.
Anche nell’atletica o nel nuoto abbiamo numerosi esempi di specialità che appaiono ferme per interi lustri e improvvisamente trovano protagonisti che si contendono il trono polverizzando ripetutamente i record precedenti. Il tennis ha un andamento ciclico: epoche d’oro e fasi di stasi, ere caratterizzate da duelli epici intramezzate da momenti interlocutori.
Federer si è consacrato col successo su Pete Sampras sul campo centrale di Wimbledon nel 2001, ma l’americano – ormai a fine carriera – non può essere certo considerato il vero rivale dello svizzero perché appartenenti a generazioni diverse. Al contrario, ha pochi confronti nella storia una rivalità così accesa come quella con Rafael Nadal, due campioni così opposti da apparire complementari. Mancino contro destrorso, potenza contro eleganza, rotazioni accentuate come mai si erano viste prima contro stile classico. Tratti in comune? Classe e predisposizione alla vittoria. Se non ci fosse stato Nadal , probabilmente Federer avrebbe raggiunto i 20 titoli dello Slam. Ma vale anche l’inverso: senza lo svizzero, Rafa avrebbe avuto campo libero per anni .Abbiamo detto che un duello così rusticano ha avuto pochi eguali, ma alla storia manca un pezzo che di nome fa Novak e di cognome Djokovic. Tre fuoriclasse assoluti capaci di relegare tutti gli altri in un angolino per anni: guardiani delle sacre porte dei tornei dello Slam che prima si preoccupavano di tenere lontani la concorrenza per poi giocarsi tra loro i titoli. Prendendo in esame il decennio 2004-2013, ci accorgiamo di come su 40 prove dello Slam, ben 35 (quasi il 90% !!) si siano concluse con i trofei alzati al cielo da uno dei tre dominatori di questo scorcio di nuovo millennio (nella tabella in maiuscolo i “corsari” che hanno interrotto l’egemonia).



Australian Open Roland Garros Wimbledon Us Open  
2004 Roger Federer GASTON GAUDIO Roger Federer Roger Federer  
2005 MARAT SAFIN Rafael Nadal Roger Federer Roger Federer  
2006 Roger Federer Rafael Nadal Roger Federer Roger Federer  
2007 Roger Federer Rafael Nadal Roger Federer Roger Federer  
2008 Novak Djokovic Rafael Nadal Rafael Nadal Roger Federer  
2009 Rafael Nadal Roger Federer Roger Federer J. M. DEL POTRO  
2010 Roger Federer Rafael Nadal Rafael Nadal Rafael Nadal  
2011 Novak Djokovic Rafael Nadal Novak Djokovic Novak Djokovic  
2012 Novak Djokovic Rafael Nadal Roger Federer ANDY MURRAY  
2013 Novak Djokovic Rafael Nadal ANDY MURRAY Rafael Nadal

 La formula fab four per quanto accattivante sul piano mediatico, è più discutibile. E’ senz’altro vero che la continuità del britannico Andy Murray sia encomiabile, ma il suo score impallidisce al cospetto dei tre “cannibali” della racchetta. In fondo, tre giganti in contemporanea bastano e avanzano per costituire un’anomalia e per sostenere che i successi dello svizzero siano stati ottenuti in un’epoca in cui la concorrenza si è dimostrata di altissimo livello.
Anzi, non sorprende che Federer consideri uno dei rimpianti maggiori della propria carriera quello di non aver “capito” da giovanissimo dove sarebbe potuto arrivare proprio perché nel biennio 2001-2003 (dalla rivelazione al primo trionfo londinese) avrebbe probabilmente potuto vincere molto sfruttando anche la fase interlocutoria che accompagnava il declino dello stesso Sampras e di Agassi.


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