venerdì 1 gennaio 2016

Federer , perchè è il più grande?


Quali sono i parametri per stabilire chi è il più grande di sempre? Nel libro Roger Federer, perchè è il più grande si prendono in esame cinque parametri assoluti: vittorie, apice, continuità, atteggiamento e stile. La tesi è che chi aspira al titolo di Goat (Greatest Over All Time) deve eccellere in ognuno di questi parametri. Vengono passati in rassegna tutti i giganti della storia della racchetta e si giunge alla conclusione che nessuno ha più crediti dello svizzero , arrivando a un ultimo interrogativo: se non è Federer il più grande di sempre, allora chi?
Qui riportiamo un passaggio del libro in cui si prende in esame l'apice. La lunghezza della carriera di Federer ci fa dimenticare che gli anni migliori dello svizzero sono datati e che in quelle stagioni di grazia il divario con gli altri era abissale.

La regola del cielo è la perfezione. La regola dell’uomo è la ricerca della perfezione
Johann Wolfgang Goethe

Il colpo perfetto, la partita perfetta, la stagione perfetta. Nello sport si è sempre alla ricerca del limite, di un gesto che superi i canoni tradizionali per entrare di diritto nella leggenda. Nello sport si presuppone che nel momento di apice, i fuoriclasse possano monopolizzare la scena relegando tutti i rivali in un angolo, sollevarsi sulle ali del talento e guardare dall’alto in basso il resto della compagnia. Una sorta di onnipotenza temporanea in grado di far apparire come superflui persino i pronostici dando agli spettatori la sensazione che la vittoria non possa sfuggire all’unto dagli Dei.
Una delle critiche più comuni a Roger Federer è quella di non aver mai centrato il Grand Slam1, ovvero la conquista dei quattro tornei più prestigiosi nella stessa annata. A dire il vero, non si tratta di un’impresa riuscita a molti, dato che gli unici a centrare tale obiettivo sono stati l’americano Don Budge nel 1938 e l’australiano Rod Laver nel 1969. Federer, pur avendo conquistato tutti i Major nel corso della carriera, ha soltanto sfiorato tale traguardo frenato principalmente dal feeling perfetto tra Nadal e la terra rossa parigina.
Rileggendo le statistiche e i numeri, risulta evidente come gli anni in cui il suo dominio è stato più netto appartengono alle quattro stagioni comprese tra il 2004 e il 2007. Pertanto, anche il “momento” d’apice è decisamente più lungo rispetto alla norma ed è altrettanto sorprendente la dolcezza del tramonto agonistico tale da consentire a Roger di rimanere (e lo è ancora…) competitivo ai massimi livelli. Veniamo al dettaglio.

2004 Nel 2004 Federer conquista tre titoli del Grande Slam e il punteggio delle finali è eloquente per denunciare lo strapotere dell’elvetico. A Wimbledon, Roddick riesce a strappargli il primo set senza però mai dare l’impressione di poter mettere in discussione la partita: 4-6, 7-5,7-6, 6-4. Ancora più netto il punteggio con cui viene liquidato il russo Marat Safin nell’atto conclusivo degli Australian Open : 7-6, 6-4, 6-2. Addirittura una lezione di gioco è quella che deve subire a New York l’australiano Leyton Hewitt, ex numero uno del ranking, che viene accartocciato con due devastanti 6-0 intramezzati dal secondo parziale chiuso al tie-break.
Trionferà anche ai Masters e chiuderà la stagione con 11 titoli: settantaquattro vittorie e appena sei sconfitte (la più dolorosa con Gustavo Kuerten al terzo turno del Roland Garros). Se nel 2003, si era capito che la promessa si era consacrata, nel 2004 si ha la certezza che questo svizzero ancora adornato da un improbabile codino2 è destinato a riscrivere la storia dello sport delle racchette.
Percentuale di vittorie? 92,5. Illogico

2005 Nel 2005 Federer perde con Safin agli Australian Open, con Rafael Nadal a Parigi, con Richard Gasquet a Montecarlo e con David Nalbandian ai Masters. E poi? E poi niente. Tutte vinte: qualcuna lottando, altre in scioltezza, la maggior parte trasformandole in un esercizio di stile rendendo inutile anche il passatempo di fare pronostici. Il malcapitato Andy Roddick rispose così in una conferenza stampa a chi gli chiedeva quante probabilità avesse di conquistare il torneo seguente: “Ho le stesse possibilità di vincere i tutti quelli che non si chiamano Roger”. Aggiungiamo per dovere di cronaca che in due delle quattro sconfitte (con Safin e Gasquet), Federer ha avuto a disposizione match point mentre contro Nalbandian ha pagato le precarie condizioni fisiche che gli costarono una rimonta da due set a zero. Ancora una volta undici titoli compresi i “tradizionali” Wimbledon e US Open.
Percentuale di vittorie? 95,29. Illegale

2006 Già due stagioni di dominio così assoluto rappresentano un’anomalia, ma il 2006 è stato altrettanto pazzesco. Per un’annata intera Federer sembra battibile solo da un giocatore e solo su una superficie: per chi non avesse intuito il rivale era una sorta di muro umano di mano mancina che sui campi in terra battuta rimandava tutto dall’altra colpa della rete aggiungendo una rotazione sempre più esasperata alla pallina. Sì, sempre lo stesso… Roger parteciperà alla finale di tutti e quattro gli Slam capitolando - guarda caso - a Parigi contro Nadal con cui si prenderà la rivincita a Wimbledon consolidando il proprio primato. Curioso l’episodio di Cincinnati, quando un allora giovanissimo Murray (l’unico a superare Federer nell’annata senza chiamarsi Rafa) sorprende un Federer distratto e si ritrova braccato dall’allenatore dell’epoca, Brad Gilbert, al ritorno negli spogliatoi. “So che vorresti esplodere di gioia, ma non farlo vedere agli altri: comportati come se fosse la cosa più naturale del mondo”. Se Gilbert avesse avuto un talento pari alla sua ossessione per la vittoria, sarebbe stato il campione del mondo per un decennio. In un rigurgito “decoubertiano” ha pubblicato il manuale Winning ugly, Vincere sporco, in cui catechizzava i giovani sul come spuntarla con le buone e con le cattive (e per sua ammissione, con le cattive c’è più soddisfazione).
In ogni modo, Federer è ancora ingiocabile ed è proprio nel 2006 che comincia a insinuarsi la domanda: “Ma non è che siamo testimoni del giocatore più grande di sempre?”.
Intanto lo score stagionale recita: 92 vittorie (novantadue!) e cinque sconfitte.
Percentuale di vittorie: 94,84%. E allora che giochiamo a fare?

2007:
Anche nel 2007, come al solito, Federer raggiunge la finale nei quattro tornei dello Slam e, come al solito, a sfuggirgli è il Roland Garros che, come al solito, finisce tra le mani di Rafael Nadal. Per la prima volta si assiste alla rivalità nei Major con l’altro gigante contemporaneo, il serbo Novak Djokovic, con Federer che si aggiudica sia la sfida negli ottavi di finale agli Australian Open sia la finale di New York. Completano il quadretto le Atp Final Tour, un paio di Master (il bilancio viene macchiato da due sconfitte con l’argentino David Nalbandian) e i successi contro Stepanek e Berdich in Coppa Davis che consentono alla Svizzera di rimanere nel gruppo principale. Ciò che fa apparire straordinario il dominio di Federer, è che in una stagione del genere, qualcuno riesca ad interrogarsi sul fatto che avrebbe potuto vincere ancora di più. Lo stesso Roger ammetterà una certa insofferenza per le eccessive aspettative: “Se non vinco un torneo, per i commentatori è una delusione. Perdere in finale? Male. Perdere in semifinale? Una disfatta. Perdere nei quarti? Neanche a parlarne”.
Percentuale di vittoria? 88,31. Se questo è un calo, anche la picchiata è dolce
1 Ad essere pignoli le diciture corrette sarebbero Grand Slam Year (conquista dei quattro Major nello stesso anno solare), Career Grand Slam (conquista dei quattro Major nell’arco della carriera), Golden Grand Slam (conquista dei quattro Major e dell’oro olimpico)

2 Per Andy Roddick “l’unico difetto di Federer è il taglio di capelli”

Roger Federer , Perchè è il più grande
Editore: Area51 Publishing
Autore: Roberto D'Ingiullo